Storia

Il Santo Rosario

Il Rosario prende nome dal fiore simbolo dell’amore: rosario vuol dire roseto, mazzo di rose, ghirlanda di rose. Si tratta di un omaggio alla più bella di tutte le creature, alla benedetta fra le donne. 

Ben 48 Papi in 287 encicliche e altri documenti hanno lodato questa preghiera. Le apparizioni di Lourdes e Fatima hanno diffuso il Rosario ancor più efficacemente. Il Rosario non si sostituisce alla Liturgia, anzi le fa da supporto, la introduce e la riecheggia.

Non è una preghiera monotona, perché è espressione di quell’amore che non si stanca di tornare alla persona amata con effusioni sempre nuove. La ripetizione apre lo spazio per contemplare i misteri, per coinvolgere il proprio affetto e rendere presenti le intenzioni per cui si prega.

Le origini

Nel primo medioevo, nel monachesimo irlandese c’era l’ideale di recitare ogni giorno (a memoria) tutti i 150 Salmi o almeno uno o due terzi di essi. La recita di Salmi poteva essere sostituita da quella del Padre nostro per gli analfabeti.

A partire dal sec. XII si aggiunge l’Ave Maria, praticando quindi una fila ininterrotta di 150 “Ave Maria”. Venivano anche divise in tre gruppi di 50.

Contemporaneamente si propose la contemplazione di momenti importanti della vita di Gesù e di Maria a coloro che non sapevano leggere, in luogo delle Sacre Letture. Questa meditazione intensa sulla loro vita cominciò ad unirsi alla ripetizione dell’Ave Maria.

Adolfo di Essen, priore della Certosa di Treviri (+ 1439), fu uno dei primi a meditare i misteri e a pregare 50 “Ave Maria”, comunicando il metodo ai suoi figli spirituali. Insegnava a contemplare con il cuore di Maria la Sacra Scrittura e, allo stesso modo, ad avvicinarsi a Gesù e alla Sua vita.

Una delle sue figlie spirituali fu la duchessa Margherita di Lorena: fu riconosciuto che la vittoria del duca contro nemici superiori in forza e la guarigione dei malati che instancabilmente serviva avvennero grazie al suo pregare il Rosario.

Il priore insegnò la preghiera anche a Domenico di Prussia, un giovane arrivato al monastero rovinato psichicamente da una vita dissoluta. Dato che il ragazzo non si riusciva a concentrare, il priore divise la vita di Gesù in 50 clausole, ciascuna seguita da un’Ave Maria, che rapidamente diventarono 150.

Il Rosario si diffuse notevolmente grazie ai Domenicani, in particolare grazie all’opera di Alano della Rupe (+ 1475) il quale accolse il metodo di Domenico di Prussia riguardo all’intero salterio mariano: lo divise in parti da 10 “Ave Maria”, inserendo ogni volta un Padre nostro. Così infatti si faceva già in Bretagna, sua terra natia. Il domenicano faceva pregare il Rosario prima e dopo le sue prediche.

Da 150 misteri si parà a 15 nel 1483 in Germania e nel 1488 a Barcellona. Mancavano ancora la seconda parte che oggi conosciamo: “Santa Maria…” e il Gloria. Con Pio V (+1572) avvenne il primo completamento. La forma definitiva del Rosario è fissata nel XVIII secolo.

Collaboratori alla diffusione del Rosario

Adolfo di Essen
Beato Alano della Rupe

San Pio V