Collaboratori alla diffusione del Rosario

Alano della Rupe

Alain de la Roche fu un domenicano bretone, nato a Plouër-sur-Rance nel 1428 e professò i voti a Dinon, nella diocesi di Saint-Malo, in Francia. Fu poi predicatore a Lilla e insegnò Teologia a Parigi. Ebbe delle rivelazioni mistiche dalla Madonna, che gli spiegò il valore del Salterio della Beata Vergine – come si chiamava al tempo la preghiera che poi sarebbe diventata il Rosario – che lo invitò a diventarne propagatore.

Trasferito poi in Belgio e in seguito in Germania, scrisse un opuscolo sulla salutazione angelica che resta a testimonianza del suo profondo amore per la Santa Vergine. Fondatore e diffusore della Confraternita del Rosario, ottenne che i suoi membri recitassero tutti l’Unum Psalterium Beatae Mariae Virginis (Il solo salterio della Beata Vergine Maria) e fece erigere a Francoforte un altare dedicato alla Confraternita.

Tornato in Francia, portò a termine la sua Apologia del Salterio di Maria, che consegnò al vescovo di Cluny prima di ammalarsi e morire l’8 settembre 1475, all’età di 47 anni.

Adolfo di Essen

Adolfo di Essen, monaco certosino di cui si conserva memoria specie per il suo apporto alla conformazione del Santo Rosario come oggi lo conosciamo nelle vicende riguardanti la vita di Domenico di Prussia, giovane dissoluto che si ritrovò – molto provato nel corpo e nello spirito dalla sua condotta – a trovare rifugio presso la Certosa di Sant’Albano presso Treviri, il cui priore era appunto Adolfo. 

Intorno al 1492 il religioso fu onorato dalla Vergine di alcune visioni mistiche, che gli permisero di avere ancora più chiara l’importanza della preghiera che egli faceva recitare al giovane Domenico perché si riavesse. Egli vide anche le splendide corone preparate per ciascuno dei Rosari offerti a lode di Dio e della Sua Madre e ricevette anche l’as­sicurazione che colui il quale l’avrebbe reci­tato coi medesimi inchini e genuflessioni che egli aveva contemplato compiersi in cielo avrebbe ottenuto l’intera remissione dei peccati. Lo stesso Adolfo racconta queste visioni nel suo scritto De nobilitate, utilitate et fructuositate Rosarii beatae et gloriosae Virginis Mariae (Scritto sulla nobiltà, l’utilità e il grande frutto del Rosario della beata e gloriosa Vergine Maria) , ritro­vato dopo la sua morte (avvenuta nel 1439) e conservato oggi nella Biblioteca della città di Magonza.

San Pio V

Antonio Ghisleri, discendente di una nobile famiglia bolognese, nacque in un paesino del Piemonte, Bosco Marengo, il 17 gennaio 1504. Fin da piccolo frequentò l’ordine dei Domenicani e lo conobbe tanto bene da decidere di entrarvi, quattordicenne, prendendo il nome di Michele e diventando poi sacerdote.

Ricoprì il ruolo di inquisitore in Lombardia sotto i Papi Paolo IV e Pio IV e fu poi nominato Vescovo di Alessandria, dove si distinse per lo zelo e la perspicacia. Salito al soglio di Pietro con il nome di Pio V si ritrovò a fronteggiare la dilagante eresia luterana, che si dedicò a combattere durante tutto il suo apostolato.

Papa Pio V fece pubblicare il Catechismo del Concilio di Trento e fece sentire la sua voce contro il vizio e ogni dissolutezza; fece correggere il Breviario e il Messale e operò affinché fossero rispettati i Canoni.

Non era solo Lutero a minacciare la Chiesa da lui guidata, ma c’erano anche i Turchi, che in durante il suo pontificato mantennero costante la minaccia di prendere Roma, fino al momento cruciale della battaglia di Lepanto: il Papa benedisse l’esercito cristiano riunito e invitò i fedeli a sostenerlo con la preghiera alla Vergine Maria, cui era devotissimo. Quando la battaglia fu vinta, il pontefice stabilì di onorare la Vergine con il titolo di Auxilium Christianorum e istituì la Festa del Santo Rosario, che si celebra ancora oggi il 7 ottobre di ogni anno.

Papa Pio V morì a Roma il 1 maggio 1572 e la sua memoria ricorre il 30 aprile.